“Poesie come riti, magie, per cancellare un brutto ricordo, per capire cosa mi stava succedendo, perché mi stavo annoiando. Per entrare nel linguaggio onirico dello strato vitale in cui tutto è possibile e tutto è così come è, quando viene nominato.

La poesia è movimento, danza, musica, filosofia, neuroscienza disapplicata, cibo, arte marziale del pensiero, sciamanesimo. 

Ma la mia natura, selvatica e sublime, non conosce deserti.

Nel morso docile di chiaro affluisco corpo a corpi,
per scansare o per dormire con la Morte;
ad un frangente saccarifero ecco la colpa,
eppure d’amore i ricordi mai son troppi!

Se lo decido io, sono poeta per posizione presa:
poetessa no, senza la A diventa poet.
Se lo concerto io, sono poetessa in barba ad ogni barba:
quando gli ormoni salgono, pronta è l’offesa.

Mio figlio, cinque anni: le parolacce, tutte;
dove le sente? dove le prende? quando è iniziata?
All’Eterno Volgo, il mio proprio torto, voto:
‘Amore mio, solo se finte sono brutte.’

Volevo gia’ da prima andarmene di casa.
Da questa casa, che mi corrode senza spazio ed il mio spazio rende schiavo.
Ero già prima, ferma a domande saturnine scabrose e invece ora
da questa inattuata fuga sono invasa. 

S’è detto dieci e dieci non saranno.
S’è fatto tardi e domani arriva.
Non è soltanto costruire ad libitum,
creazione e’ riparare al danno. 

Perché il perché si chiama avverbio,
è funzionale se funziona e vive.
Cresci e semini nel sangue; lasciato solo
fra te e Dio rimane acerbo. 

Da NumeroVentidue di Sguardindiretti

FINO A CASA

Li senti?
I flauti voci
In connessioni comiche
Di parole elementali
Ricongiungono le siepi a misura
Di seni, non dolore, non per patti ricolmi di stupore.
Crescono e fumano i legni
Arsi in notti brune
Calde di ventri contro ventri
Carezze felpate
In orli rinnovati.
Sulla sedia dondolano
voli minuziosi, abbracciano Figure che
intere poi trascolorano-Materassi di
nebbia e di mirto intrecciato.
Siam già di là.
Ed ancora diventano
I giardini- bianchi
I flauti- voci
ritesi piedi tinti di bellezza
Occhi grandi e poche noci nella mano.
Vita lunga ci aspetta fino a quel picco
In luce, di luci, in bicicletta.

Fino a casa.

Da Medicina Nera – poesia sciamanica

Tre volte Medicina Nera: omonimi il progetto, l’album e la prima composizione scelta per rappresentare la poetica complessiva tramite le immagini dell’autrice e regista Erika Errante.

Medicina Nera è una selezione di poesie scritte da Verdiana Maria Dolce e musicate insieme a Piercarlo Giachetti aka Piqquallo. Dopo quasi due anni dalla nascita del concept escono 19 tracce per Junkfish Records, una delle due labels di JunkFish Studio.

“Piercarlo mi ha portato con sé in un mondo fatto di (inaspettati) bellissimi suoni artificiali. Davanti a un pc, mesi sono trascorsi fra spaghetti al pomodoro e vagonate di caffè.

Ho registrato alcune poesie e ne abbiamo musicate 19; diciannove stanze, ognuna con la sua originalità sonora”.

www.medicinanera.it

POESIA SPONTANEA_MAREGGIATA 2020

Marzo.Aprile.2020
Durante il primo lockdown Verdiana crea una pagina social chiamata Poesia Spontanea: è lì che invita i partecipanti a contribuire ad una catena di versi liberi, specchio delle necessità, dei sentimenti e della condizione reale del momento. Poche e semplici regole che guidino e non interferiscano con il flusso di parole: portano via via alla creazione della poesia. Durante lo stesso periodo condizionati dal non vedersi, non toccarsi, non affiancarsi, protagoniste sono le voci e il loro uso, spesso, “puro”. Prive della corporeità e della partecipazione comunitaria e sociale, rispecchiano spesso una aridità di intenzione e convinzione a causa dello spaesamento e dell’isolamento. Nasce così l’idea dell’autrice di farsi inviare registrazioni delle parole tramite canali di comunicazione quotidiana come il telefono, parole lette senza obbligatoria corrispondenza fra autore del verso e voce enunciante. Il video è un patchwork di ricordi di famiglia ritrovati durante i giorni di clausura, il mare protagonista per via delle radici isolane; tuttavia molti lavori creati durante il lockdown hanno l’elemento acqua in comune, forse con la necessità di tornare ad una forma primigenia, indissolubile e innocente di libertà individuale e allo stesso tempo senza confini. La scelta sonora è quella di usare solo ed esclusivamente la tessitura stessa delle voci per creare il contesto musicale, come in utero la prosodia della voce materna è primo suono contenitore, come in lockdown abbiamo sperimentato e affrontato con crudezza la convivenza con noi stessi, dovendo autoalimentare il senso di sé nel mondo e delle relazioni con il bagaglio di capacità fantastica fuori dai limiti imposti.

Verdiana Maria Dolce – opera/audio/video
Sergio Altamura – editing audio

nadir basso/franco bertieri/lucia caccavo/irene falci/noa jasmine/clizia miglianti/simone dario pacini/federico patrizi/emanuèl rashan/zuber selection/teresa partenope vit/demeter yarihluna – versi

claudio suzzi/maria laura bourges/teresa maria partenope vitelli/alessandra panerai/aldo grassi/stefania vallecoccia/suchi tayeb/sergio altamura/franco bertieri – voci

Quando mi spoglio,
mi sento sprovvisto di tutto
e il freddo del mattino quando è ancora presto bagna le coste di amare solitudini
che nel perduto dolce si ammantano di malinconia.
Son ben felice, darmi uno strumento cosi nobile da rendermi finalmente leggero, mentre fioriscono
nel ghiaccio i ciliegi, i primi a manifestarsi precocemente al risveglio
Ma apro le braccia, nessun volo è perduto oltre la nebbia, il mio collo si allunga
E mi spoglio ancora
Nel tempo immobile che si sfonda
Ci sarà la salute del futuro
Umani noi senza pari
Dispari all’unanimità
Perdo il mio sguardo nell’ombra
della sera
la bocca sussurra parole sottili
le braccia protese verso l’assenza
Sottili alcune differenze, impercettibili le distanze. Oggi voglio perdermi nella
complessità, assaporarne le pieghe, spigoli induriti dal tempo, onde malleabili e curve scivolose.
Com’è più facile avere tutte le risposte. Com’è complicanza la riscoperta di quello che non sai
davvero. Apre nuovi sguardi.
Padre compagno
Pietra levigata su materasso di ali
Che si librano a plissettare il cielo
Come un piccolo fuoco
Al sicuro
Un lato nel chiaro
Un lato l’oscuro